Fondazione Quarto Nodo ETS

Antenna 00100 e Antennina 00100

Il progetto consiste in due comunità educativo-riabilitative per minori e giovani autistici e/o con grave disagio psicosociale. Tale progetto è situato all’interno dell’ex Convento di Sant’Antimo a Nazzano, di proprietà della Diocesi di Civita Castellana, che ha deciso di dedicarlo come ‘Opera segno diocesana’ a queste persone bisognose di aiuto. La prima comunità, Antennina 00100, è un gruppo appartamento per minori con autismo, disturbi dello sviluppo e disabilità intellettive ed ospita fino a 12 ragazzi. La seconda, Antenna 00100, è una comunità alloggio per giovani adulti con autismo ed ospita fino a 7 giovani neo-maggiorenni.

Comunità residenziali nel Comune di Nazzano

Il progetto consiste in due comunità educativo-riabilitative per minori e giovani autistici e/o con grave disagio psicosociale. Tale progetto è situato all’interno dell’ex Convento di Sant’Antimo a Nazzano, di proprietà della Diocesi di Civita Castellana, che ha deciso di dedicarlo come ‘Opera segno diocesana’ a queste persone bisognose di aiuto. La prima comunità, Antennina 00100, è un gruppo appartamento per minori con autismo, disturbi dello sviluppo e disabilità intellettive ed ospita fino a 12 ragazzi.
La seconda, Antenna 00100, è una comunità alloggio per giovani adulti con autismo ed ospita fino a 7 giovani neo-maggiorenni.

Le comunità, site nel Comune di Nazzano offrono un servizio educativo, terapeutico e riabilitativo nei confronti di adulti e minori (maschi e femmine) in situazione di evidente disagio psico-sociale, autistici e/o con gravi disturbi di comportamento. Fin dal suo nascere la comunità si è specializzata nel trattamento delle psicosi con disabilità intellettive, del disturbo dello spettro autistico (o degli “Autismi”, parlando al plurale), dei disturbi del comportamento in età evolutiva. Per il quadro clinico complesso che presentano i ragazzi non sono nelle condizioni di poter beneficiare delle normali risorse che il territorio di appartenenza, il contesto scolastico e la famiglia sono in grado di offrire. Le criticità maggiori coinvolgono l’area del linguaggio, della condotta, della comprensione delle regole sociali, della gestione dell’auto o etero aggressività, dell’espressione delle sensazioni e dei bisogni. Spesso a causa di tali disturbi è in atto da tempo un certo isolamento sociale, che si ripercuote anche sulla famiglia, non di rado provata in modo così significativo da non riuscire più a far fronte alla situazione con le proprie energie e risorse.

LA STRUTTURA

La comunità diurna e residenziale di Nazzano è adiacente al centro storico del paese (vicina a scuole di diverso grado, ludoteche, spazi pubblici, campi sportivi, mezzi di trasporto) e dispone di un grande giardino e di una palestra; offre spazi per laboratori e attività individualizzate, ma al contempo permette – in base alla situazione di ciascun ospite e ai progressi terapeutici raggiunti – la partecipazione alla vita pubblica e a percorsi di re-inserimento sociale.

OBIETTIVI

La strategia educativa, terapeutica e riabilitativa si basa sull’accoglienza di ciascun ragazzo nella sua specifica singolarità, per utilizzarla come punto di partenza imprescindibile per un lavoro educativo-riabilitativo elaborato dall’équipe nel Progetto Educativo Individualizzato (PEI). Il lavoro clinico, di comune accordo con i Servizi invianti e la famiglia, viene organizzato attorno a quattro step, più logici che cronologici:​

  1. Pacificazione – Riduzione degli agiti auto ed etero aggressivi, delle stereotipie, dell’iperattività, dei momenti di angoscia o di crisi pantoclastiche (ove presenti) all’interno del contesto regolato e organizzato del Centro;
  2. Costruzione – A partire da quanto ciascun soggetto porta come sua o sue caratteristiche personali (fosse anche un oggetto, una parola/filastrocca, un rituale ossessivo, una stereotipia, un agito) costruzione via via più articolata e complessa di un sapere personale successivamente dialetizzabile con il sapere pre-costituito dell’Altro sociale. La capacità di passare tramite la domanda, di sostenere i tempi di attesa così come la turnazione e la frustrazione, sono conquiste fondamentali per il passaggio allo step successivo;
  3. Apprendimento – Ottenuta la pacificazione e articolato un sapere personale, in maniera indiretta e non speculare ci si focalizza, spesso a partire dalle “isole di competenza” del minore, sull’acquisizione di norme sociali, comportamenti adattivi e altre forme di apprendimento, anche scolastico;
  4. Legame sociale – Attraverso un lavoro di rete che coinvolge genitori, insegnanti, operatori socio-sanitari… si sostiene e promuove un sempre maggiore inserimento scolastico e la frequentazione di luoghi di socializzazione (piscina, ludoteca, attività sportive di gruppo., etc.), perseguendo una crescita anche nella gestione delle relazioni con i pari in contesti extrascolastici. E’ a questo titolo che abbiamo aperto delle esperienze di inserimento socio-lavorativo, quali un birrificio artigianale, un ristorante nella riserva tevere-farfa, dei progetti di agricoltura sociale. Tutti progetti pensati per accompagnare i nostri giovani ospiti ad inserirsi nel legame sociale e lavorativo.

​La struttura della giornata è articolata in laboratori educativi e terapeutici in cui operatori e ospiti sono impegnati in attività personalizzate volte a far maturare il minore e condurlo lungo i quattro assi portanti del lavoro terapeutico. I laboratori si svolgono in gruppi diversificati in base al percorso educativo-riabilitativo individuale e a seconda del tipo di attività prevalente (ludica, rieducativa, scolastica, occupazionale, riabilitativa, sociale, lavorativa).

L’organizzazione della struttura prevede dunque l’inserimento di giovani in un contesto preordinato e familiare, animato continuamente da laboratori di gruppo e/o individuali i quali sono organizzati in risposta a quello che è il portato di ogni soggetto. Ogni ragazzo che arriva nella nostra struttura è, di fatto, già al lavoro e noi facciamo perno proprio sul suo lavoro per contribuire a far emergere una modalità specifica e caratteristica di ciascuno al fine di inserirsi nella comunità, nelle occupazioni lavorative, nel tessuto sociale. Non siamo noi a pensare le attività prima dell’incontro con gli utenti, ma le nostre attività nascono creativamente proprio in risposta alla loro struttura e alla loro singolarità.

Caratteristica centrale del nostro lavoro è l’inclusione del soggetto a partire dal desiderio di ogni operatore e l’attenzione ad essere degli ‘altri regolati’, che possano garantire il soggetto autistico dall’imprevedibilità del suo reale, da ciò che spesso viene vissuto come minaccia e fonte di angoscia. 

I PARTNER PRINCIPALI: GENITORI E SCUOLA

Al fine di migliorare la capacità di socializzazione è ritenuto indispensabile il lavoro di rete con le scuole che gli utenti frequentano, mentre i genitori sono considerati partner privilegiati del lavoro complessivo: essi sono sostenuti attraverso colloqui a cadenza regolare durante i quali non solo si affronta la specificità del disturbo ma, a partire dalle impasse presentate, si condividono e mettono a punto strategie e modalità di intervento per la gestione del ragazzo in famiglia. I genitori giudicano quotidianamente i risultati del lavoro e fin dal primo giorno sanno – grazie ad una sorta di patto reciproco – che possono sospendere in qualunque momento la frequenza dei loro figli al Centro. La loro fiducia nell’équipe e nello stile di lavoro è condizione imprescindibile per l’efficacia dell’intero processo terapeutico. Il costante lavoro clinico con la famiglia è finalizzato a far acquisire una rinnovata capacità di gestire il minore in autonomia nel contesto di origine.

PROGETTO INDIVIDUALIZZATO

Il programma educativo-riabilitativo è costantemente supervisionato in un’équipe settimanale durante la quale viene fatto il punto sul lavoro con ciascun utente, viene verificato il Progetto Individuale (PI) e vengono regolarmente affinate proposte terapeutiche in base allo svilupparsi del percorso terapeutico.

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